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Andy Warhol: Marilyn Monroe |
Sì, indubbio discuterci sopra, per molti aspetti della vita quotidiana (ma anche della vita culturale) lo schermo, ormai ultrapiatto, ha vinto la guerra contro l'antichissima carta: è cosa buona o cosa poco buona?
Difficile rispondere, sopratutto considerato che tale "vittoria" è recente, nozione temporale constatabile sia se la consideriamo in termini assoluti (lasso di tempo durante il quale ha preso piede in maniera generalizzata), sia in termini relativi (se la rapportiamo alla durata media dei mutamenti nella storia dell'umanità).
A mio personalissimo giudizio, non è cosa buona.
Per svariati motivi, primo fra tutti la necessaria riflessione che un manoscritto richiedeva sia in termini di calligrafia e di presentazione, che in termini di parole scelte e trasportate su foglio.
E' con questa prefazione che entro nel cuore di questo nuovo post, un fenomeno che a mia conoscenza trova la sua originalità, in tale momento storico, solo in Italia: una "nuova" fanzine di musica Underground.
Scrivo nuova fra virgolette per sottolineare come tale fenomeno non sia in realtà frutto del ventunesimo secolo, ma piuttosto del secolo passato, quando lo sbocciare di nuovi generi musicali (i vari filoni del metal innanzitutto) determinava un'avidità di informazione che Internet, ancora non inventato, o, in ogni caso non diffuso a livello capillare (n.d.r. correva il 1923 quando il CERN rese pubblica tale invenzione, l'Interconnected Networks, cosicché tutti ne potessero usufruire) non poteva saziare.
Erano i singoli fan, di conseguenza, che tramite miriadi di telefonate e rapporti epistolari con tutto il Mondo, tentavano di reperire ogni singola news a proposito delle proprie band preferite; a questo poi si univa il fenomeno di scambio di musicassette con gli ultimi capolavori dei propri eroi incisi sopra; una vera rete di passione e musica.
Ed oggi? Oggi con Internet tutto si è semplificato e gli stessi fan boy trovano vita più facile nell'essere messi al corrente dell'ultime peripezie dei propri artisti preferiti (con ridicole derive stile Beautiful che, forse un tempo, considerati i tempi dell'informazione, trovavano poco spazio fra le news realmente importanti).
Cerchi un cd? Lo scarichi (ahimè).
Vuoi sapere se tal gruppo passerà dalla tua città? Facilissimo, vai sul loro profilo FB.
E se questa semplificazione si applica per i grandi nomi, ancora più agilmente si applica per le piccole realtà locali, in un primo tempo penalizzate dalla diffusione dell'informazione.
Quindi tutti felici e contenti?
No.
C'è sempre qualcuno che (fortunatamente, oserei dire) si domanda se tutta questa semplificazione porti solo "rose e fiori" o al contrario lasci per strada qualche aspetto e sfumatura importante per la musica suonata e raccontata: questo signore risponde al nome di Beppe Diana.
Per quanto impossibile in poche parole (non me ne vorrà il sottoscritto), tenterò di riassumere la sua vita dicendo che è stato (ed è tutt'ora) un personaggio molto importante nell'ambiente underground italiano per la sua crociata giornalistica a sostegno dell'Underground metallico.
Beppe, quando tutti prediligono l'informatizzazione delle Fanzine, sia per una questione economica che per una questione di visibilità pubblica, ha preso una decisione coraggiosa, riportare in auge la leggenda della fanzine cartacea.
Perché? Anche lui, come me (anzi prima di me, cosicché da portare anche il sottoscritto a riflettere a tal proposito), si chiede se veramente i mezzi che oggi usiamo per diffondere ed informarci siano sufficienti.
Graveyard Symphony Fanzine è il nome da lui attribuitole in onore di due delle più importanti case discografiche italiane che trattino di Underground (My Graveyard Production e Underground Symphony).
Abbiamo quindi ventitré spartane pagine di interviste inedite, scambi d'opinione, passione e metallo colante: leggiamo di un'Italia "Heavy" che vuole rialzarsi vuole suonare e vuole far ancora emozionare. E ci riesce.
Si può veramente tastare l'anima che Beppe mette nell'intervistare le band, anche se in alcuni casi avrei apprezzato qualche domanda in più e più mirata a proposito dei testi delle canzoni: ho sempre avuto l'impressione che nell'ambito di musica Metal non sia dia troppo peso a tale sfaccettatura della musica ed il risultato più evidente è che molti gruppi risultino molto carenti da questo punto di vista.
Il prodotto proposto dal giornalista è in ogni caso molto valido, ben impaginato, correlato da un giusto numero di fotografie.
La lettura è in alcuni casi un po' disturbata dai trafiletti che Beppe ha ripreso dalle interviste per sottolineare certi concetti, a suo giudizio, più importanti; credo che sarebbe necessario evidenziarli con un carattere di stampa diverso oppure con un corsivo. Essi vengono infatti "grassettati" ma, purtroppo, alcune volte si confondono col testo dell'intervista.
Da apprezzare anche la presenza delle recensioni di alcune uscite Underground, anche se consiglierei di raggrupparle in un'unica sezione e dividere le produzioni straniere da quelle italiane, oltre a precisare, nel caso di quest'ultime, la città di provenienza della band; credo, infatti, che essa possa influenzare decisamente il sound dei musicisti che ne prendono parte. In ogni caso è solo una questione di ordine, niente di fondamentale.
Dunque come concludere questo lungo ed atipico intervento? Con una nota decisamente positiva nei confronti di Beppe, il suo sforzo ha dato alla "luce" un prodotto ormai quasi dimenticato dalla nostra cultura sempre di fretta, capace di aprirci gli occhi sulla realtà Underground da un punto di vista diverso da quello che lo schermo del nostro computer, purtroppo, riesce a darci.
Grazie ancora, Beppe, volevi comunicare, beh, ci sei riuscito alla grande.
il barbone del vicolo accanto
p.s.: chi volesse avere qualche informazione in più su tale iniziativa può domandare direttamente all'interessato Beppe Diana, che sarà felicissimo di rispondere ad ogni vostra curiosità.
Accrescete la comunità che sostiene l'Underground italiano, le emozioni sono assicurate.