mercoledì 16 maggio 2012

Toscana, terra epica: capitolo I

Credo fortemente che la propria terra natale con il suo carico di storia e di magia (intesa come "memoria" della quale è intrisa una certa località) determini fortemente lo spirito di alcuni individui più sensibili (o sensitivi) che lì vi trovano i natali.
In particolare, cotanta magia si può percepire nel momento in cui l'essere umano più sensibile o più sensitivo, inizia a creare su una lunghezza d'onda compatibile con tale entità pregnante la terra, e la musica rappresenta, senz'altro, una delle arti capaci di cogliere tale frequenza e raccontare tramite le sue note la magica storia del proprio passato.

Inizio così una rubrica dedicata interamente alla mia terra natale (la Toscana) ed a quella musica che, a mio giudizio, ne riesce a cogliere meglio lo spirito nascosto: l'Epic Metal.


Bisogna necessariamente fare un salto nel passato, agli anni progenitori di tale genere musicale (e di molti altri stili a rigor del vero); sto parlando degli anni '70.
E' infatti in quegli anni che i più importanti rappresentanti del genere in questione a livello italiano (ma anche mondiale a mio giudizio) muovono i primi passi: sto parlando dei Dark Quarterer e quello che sto per presentarvi è il loro leggendario omonimo primo LP.

Dark Quarterer: Dark Quarterer


Dark Quarterer: Dark Quarterer
I Dark Quarterer sono tre ragazzi di Piombino (in provincia di Livorno) animati da tanta amicizia e tanta voglia di suonare quando pubblicano il loro primo LP nel lontano '87, dopo molti anni di rodaggio insieme (ben 13 dal loro primo incontro in sala prove) senza mai scrivere qualcosa di loro, senza mai esibirsi dal vivo, ma impegnati soltanto ad eseguire perfettamente le cover dei propri artisti preferiti, artisti che spaziavano dall'Heavy Metal dei Judas Priest al Progressive Rock dei Van der Graff Generator fino all'Hard Rock dei Led Zeppelin.
Avevano voglia di suonare, ma avevano ancor più voglia di trovare un loro stile, di capire quale fosse il destino che accomunava il suddetto trio delle meraviglie; tutti eseguivano i pezzi e tutti allo stesso tempo cercavano di cogliere la propria strada in tali note.
Non erano semplicemente tre musicisti, ma tre guru nel bel mezzo di una meditazione condotta per mezzo di corde e tamburi.
Già la copertina, immediatissima, dimostra che chi abbiamo davanti ha qualcosa fuori dal comune; è solo carta stampata, ma odora ugualmente di muffa, di umidità, di catacomba e la luce stessa che ci avvolge nel momento in cui ci apprestiamo ad ascoltare l'LP sembra scemare come inghiottita da una presenza oscura.
Il nero squartatore è dietro di noi e ci sta per pugnalare; ma non è un colpo che infligge danni, è un una pugnalata che ti fa innamorare immediatamente.
Se la stessa copertina ci proiettava in un mondo passato, magico e quasi dimenticato, la musica che dallo stereo scaturisce non fa che incrementare tale sensazione, venendo proiettati migliaia di anni fa, ai tempi in cui gli etruschi sulle coste toscane muovevano i primi passi.
Le emozioni nascono dalle storie fantastiche narrate dal trio, storie di patti col Diavolo in cui la Musica rappresenta il contratto (che anche loro ne abbiano sottoscritto uno?), si narra di misteriosi assassini, di metaforici colossi d'argilla e di strane entità malefiche.
La produzione artigianale (nel senso assolutamente positivo del termine) arricchita da ben pochi effetti "speciali" (a parte qualche riverbero vocale) mette in risalto le incredibili doti del gruppo, riuscendo, incredibilmente, a bilanciare alla perfezione i 4 strumenti (perché come ci insegna il compianto Demetrio, anche la voce è necessario suonarla).
L'oscurità aleggia fra le partiture, la rabbia, il terrore fluiscono dal disco incantando l'ascoltatore, mentre il basso impone la propria marcia insieme ai tom della batteria e la chitarra infiamma gli animi come le mani del pianista descritto nel primo brano; la voce fa il resto rappresentando la chiave di lettura di tali composizioni.


Non è possibile, ciò non può essere terrestre; ed invece lo è, ed pure italiano.


E' una pietra miliare della musica italiana, una pietra fatta di passione, sudore, sogni, tradizione e terra, perché la loro Piombino li ha regalato ciò che di più prezioso esista al Mondo: l'Arte.


Gianni Nepi: basso elettrico e voce
Paolo "Nipa" Ninci: batteria e cori
Fulberto Serena: chitarra elettrica


il barbone dell'angolo accanto


"what is my life without anysense, what is my life, what is music without my presence"

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