Paul Gaugin: Soyez Mystérieuses |
Quella scritta, impressa direttamente sulla pietra-tela, ha da subito suscitato qualcosa in me: un moto interiore che non so e non voglio descrivere, perché, appunto, indescrivibile ed inafferrabile.
Per me, con Soyez Mystérieuses, il pittore voleva dire di essere se stessi con i propri lati oscuri ed i propri lati luminosi, riconoscendoli entrambi come spunto di crescita e miglioramento.
Ieri sera a Livorno, presso Stagno, ho avuto la fortuna di essere nuovamente partecipe di tale messaggio ancestrale: i Dark Quarterer in concerto, una band per me mitica, seminale, stella irraggiungibile nel mio percorso artistico-musicale.
Dopo una breve chiaccherata con autografi connessi (momento rituale che si ripresenta ad ogni concerto dei DQ) il maestro dà il via alle danze (che per inciso è Francesco Longhi alle tastiere con la sua Sonata al Chiaro di Luna).
La serata è all'insegna della nostalgia con la riproposizione di tutto il primo (capo)lavoro datato ormai 25 anni; la scaletta viene riproposta per intero nella versione riarrangiata che già abbiamo potuto gustare su disco.
Terminati questi 50 minuti di puro godimento (in cui sopratutto il front man dimostra uno smalto fuori dal comune), si passa alla riproposizione di altri brani tratti dagli album più recenti: a tal proposito vorrei soffermarmi su uno di questi, Darkness, tratto dall'album War Tears che viene dedicato ad uno dei loro fan più accaniti presente in sala per l'occasione: perché mi ci soffermo? Perché è nel momento in cui Gianni intonava a cappella le prime note cantate che provavo nuovamente le stesse sensazioni già percepite qualche mese prima al Museo d'Orsay: essere misteriosi vuol veramente dire saper convivere ANCHE con ciò che di più oscuro e pauroso alberga in noi e questa volta è stata la musica a ricordarmelo.
il barbone del vicolo accanto
il barbone del vicolo accanto